STAMPA E RISOLUZIONE
DI STAMPA
Una domanda che ricorre spesso
è: "con la mia fotocamera digitale da 'X' megapixel,
fino a quale formato posso stampare senza perdere di qualità"?
Un modo per rispondere al quesito è controllare la risoluzione
di stampa che si ottiene con un determinato file, per una stampa
di determinate dimensioni. Molto importante è anche conoscere
la tecnologia di stampa che sarà utilizzata. Per saltare
la discussione e utilizzare il modulo per effettuare i calcoli
in automatico, cliccare qui (occorre JavaScript).
Introduciamo il concetto di
risoluzione. Un file non ha risoluzione, semplicemente perché
è un contenitore di informazioni senza dimensione. E' inopportuno
parlare di DPI per un file, anche se comunemente molti software
di elaborazione/visualizzazione immagini alimentano la confusione
con questa indicazione. Una volta rappresentata l'informazione
del file immagine, su un mezzo di output, ha senso parlare di
risoluzione sotto forma di densità di punti per pollice.
Concentrandoci solo sulla stampa, possiamo definire i DPI come
il rapporto tra numero di punti sul numero di pollici. Per semplificare:
esprime la quantità di punti da affiancare l'uno all'altro
necessari per coprire la misura di un pollice. Naturalmente maggiore
è il numero di punti presenti in un pollice lineare (alta
densità) e migliore sarà la resa, perché
l'occhio riuscirà con più difficoltà a distingure
due punti contigui. Il sensore della fotocamera, restituisce un
certo numero di pixel disposti in matrice, che rappresentano in
modo più o meno fedele la realtà catturata al momento
dello scatto. Per quanto siano sempre e comunque una approssimazione
della realtà, sono quelli da tenere in considerazione per
definire la risoluzione in stampa rispetto a quelli ottenuti per
interpolazione software (ricavati da quelli effettivamente acquisiti).
Supponiamo che la fotocamera
in oggetto sia una 2 Megapixel che produce file con una matrice
di 1600x1200 pixel. Notiamo innanzitutto che il formato dell'immagine
è proporzionale a 4:3 e non a 3:2 come i tradizionali formati
fotografici. Supponiamo si voglia procedere alla stampa di un
17x13 (in realtà è un 17x12.8). Dalla definizione
di DPI e tenendo presente che un pollice è lungo circa
2.54 centimetri, si ottiene una risoluzione in DPI di circa 239.
Volendo stampare un 40x30, si ottengono 102 DPI. Come dovrebbe
essere chiaro, nel primo caso la resa è migliore in quanto
in un pollice cadono più punti (239) rispetto al secondo
caso (102). Questo discorso è valido in generale, ma va
anche valutato rispetto alla tecnologia di stampa utilizzata e
alla distanza di visione della stampa.
Prima di addentrarci nell'analisi
del risultato, apriamo una parentesi sull'utilizzo del modulo
sottostante per calcolare automaticamente la risoluzione di stampa
(necessita l'abilitazione di JavaScript).
Sono possibili tre operazioni:
1) calcolo DPI, noti numero di pixel
lato di riferimento e numero di centimetri del corrispondente
lato su carta;
2) calcolo centimetri, noti i DPI e il
numero di pixel del lato di riferimento;
3) calcolo pixel, noti i DPI e il numero
di centimetri del lato su carta.
Scelta l'operazione da effettuare, riempiti
i due campi con l'informazione nota, cliccando sul tasto ESEGUI
si ottiene il riempimento del terzo campo con il valore calcolato.
Per lato di riferimento si intende una delle due grandezze (altezza
o larghezza) con la sola accortezza di scegliere lo stesso lato
nella compilazione dei campi del modulo.
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Tornando alla valutazione della risoluzione
di stampa, un valore ritenuto universalmente indice di alta qualità
(perché l'occhio non distingue le transizioni da un punto
al contiguo) è 300 DPI. Questo valore (e naturalmente quelli
superiori) consente di visualizzare l'immagine senza scalettature,
anche a brevissima distanza di osservazione. Anche valori intorno
ai 200 DPI sono ancora piuttosto buoni per una visione da vicino.
Per osservare immagini stampate su grande formato, ci si deve
allontanare per avere una visione di insieme, il che comporta
la possibilità di abbassare i DPI per un'ottima visione
(salvo poi volersi avvicinare per notare la decadenza della qualità).
Per un manifesto di grandi dimensioni, 100 DPI possono essere
sufficienti (basta osservarne qualcuno in strada). Se l'immagine
non è ricca di dettagli, anche meno DPI possono andar bene.
Analizziamo cosa può succedere portando
a stampare un'immagine ad un laboratorio. Supponiamo che la tecnica
di stampa sia fotochimica: come avveniva per la pellicola in cui
il negativo veniva sviluppato e la carta impressionata dalla proiezione
del negativo, per il digitale non esiste la fase di sviluppo,
ma solo la fotoimpressione della carta che poi viene trattata
come nel caso della pellicola. Bisogna conoscere a quanti DPI
la stampatrice lavora. Bisogna in parole povere sapere, in fase
di impressione della carta, in un pollice quanti 'punti di luce'
ricadono. Due noti laboratori di stampa online, lavorano con stampatrici
a 254 DPI e 400 DPI rispettivamente. Significa quindi che, dal
file fornitogli, scelto il formato della carta, bisogna prelevare
un numero di punti in modo che se ne abbiano 254 e 400 rispettivamente,
in un pollice. Se, fatti i dovuti calcoli, il numero di punti
per pollice acquisiti dalla fotocamera sono inferiori di quelli
necessari, il software di gestione della stampatrice si occupera'
di ricreare quelli mancanti utilizzando un proprio algoritmo più
o meno efficiente. Se i punti disponibili dal file sono superiori
a quelli necessari, alcuni di essi saranno scartati.
Esempio pratico. File da 2592x1944 pixel
(5 Megapixel), stampa in 17x13 (in realtà 12.8). Scelto
il lato lungo come riferimento, immessi 2592 px e 17 cm, dal modulo
di calcolo si ottengono 387 DPI. La stampatrice del servizio online
che stampa a 254 DPI ha a disposizione più informazione
del dovuto: deve scartare 387-254=133 punti acquisiti per pollice,
in quanto non rappresentabili. Non sappiamo come lavora il software
di downsampling e con quale criterio effettua la scelta. Da qui
si capisce che per ottenere la stessa qualità di stampa
sarebbe stato sufficiente avere un file 1700x1280 (ricavabile
inserendo nel modulo 254 DPI e 17 cm la prima volta e 254 DPI
e 12.8 cm la seconda usando l'operazione 'Calcola px'). Nel caso
del servizio online che stampa a 400 DPI, si nota che l'informazione
del file è lievemente inferiore a quella necessaria: si
devono aggiungere 400-387=13 punti per pollice. Questi punti in
più saranno ricreati da un apposito algoritmo del software
della stampatrice. La scelta in questo caso è tra lasciare
che faccia tutto il laboratorio oppure preparare l'immagine da
sè, aumentando la risoluzione mediante una interpolazione.
L'interpolazione è una tecnica matematica che, a seconda
della curva interpolante, permette di ricavare in modo più
o meno efficiente, campioni inesistenti da quelli esistenti. Esistono
diverse tecniche che usano curve diverse: algoritmi migliori richiedono
maggiore elaborazione. Di solito esistono software appositi o
plugin per i più famosi applicativi di fotoritocco che
si occupano di resampling. Se l'immagine acquisita dalla fotocamera
ha una risoluzione di pochi DPI rispetto al formato di stampa
scelto, nessun algoritmo di interpolazione può fare miracoli
ed è conseguente rilevare un calo di dettagli, una sensazione
di 'morbidezza' generale e fastidiose scalettature.
Con le stampanti a getto di inchiostro,
le diverse tonalità di colore si ottengono dalla disposizione
di un certo numero di gocce di inchiostro su carta, da un numero
limitato di colori fondamentali: l'occhio 'miscela' i colori elementari
ottenendo l'impressione di una nuova tonalità. La risoluzione
di queste stampanti è in genere indicata molto alta (superiore
a 1000) e va divisa per un fattore (5, 6, anche 7) per avere la
corrispondenza con le valutazioni precedentemente effettuate sui
DPI necessari. Questo perché i DPI si riferiscono al numero
di microgocce che si riescono a depositare su carta in un pollice,
ma per realizzare una certa tonalità (il pixel del file),
ne servono diverse.
Per ottenere una buona stampa occorre valutare
anche altri aspetti (es. profili colore) che esulano dallo scopo
di questo articolo.
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